Paolo Caccia DominioniUno dei libri che più di ogni altro mi ha fatto appassionare alla grande guerra è stato il diario di Paolo Caccia Dominioni, pubblicato da Mursia negli anni novanta, un libro che merita di essere letto se, oltre agli aspetti prettamente tecnici e militari, si vuole capire il clima di un’epoca.

Paolo Caccia Dominioni, di nobile famiglia milanese, primo dei tre figli di un regio ministro plenipotenziario italiano, Carlo e della marchesa Bianca Cusani Confalonieri, studente al politecnico di Milano, si trova a Palermo allo scoppio della guerra. Decide quindi di arruolarsi, forse più per scampare gli ormai prossimi esami che lo vedono mestamente impreparato che per spirito patrio.

Ciò tuttavia, la circostanza non impedirà a Paolo di diventare un brillante ufficiale. Dopo aver frequentato l’accademia di Torino divenne sottotenente del genio pontieri e di distinse in varie azioni sull’Isonzo, guadagnandosi una medagli d’argento. I pontieri saranno protagonisti di memorabili imprese, preparando le avanzate delle fanterie grazie al gettamento di ponti realizzati sotto il fuoco nemico. Lavorare con assi, traverse e barche potrebbe sembrare operazione relativamente sicura, quando in realtà i pontieri sono, almeno nella grande guerra, autentiche avanguardie per i reparti che devono attaccare le posizioni sulle alture isontine.

Gli scambi epistolari di Caccia Dominioni, intrattenuti in special modo con gli amici di una cerchia nobiliare imbarcata in gran parte per la guerra, consente la lettura di uno spaccato di mentalità dell’epoca. Vi si leggono una spaccatura tra chi decide di mettersi in gioco combattendo e chi fa di tutto per evitare il conflitto (gli imboscati), il senso profondo che la grande guerra avrebbe cambiato il mondo (in meglio), pesanti critiche alle disposizioni di alti comandi che sembrano trascurare il buon senso per offensive in grande stile che costano moltissime perdite e fruttano, forse, qualche medaglia per i comandanti. Dopo la morte al fronte di alcuni amici fraterni, Paolo decide di cambiare specialità e passa in una compagnia del genio lanciafiamme, una delle armi nuove che danno lustro all’esercito italiano. Alla guida della sua quarta sezione lanciafiamme, Caccia Dominioni tiene alcune delle posizioni più spaventose del fronte giuliano: Castagnevizza, Quota Innominata.

Il giovane tenente milanese è a fianco delle brigate Novara, Siracusa, Barletta nelle drammatiche fasi degli ultimi assalti italiani prima di Caporetto. La guerra industriale e di massa cambia anche la scala delle perdite. Caporetto è la catastrofe incomprensibile, inspiegabile per chi ha visto da vicino lo spirito di sacrificio e di abnegazione dei reparti italiani. Il dramma della ritirata, coglie Paolo in uno sconforto che non sfocia mai in piena resa. Sono anzi i giovani ufficiali di complemento, quelli con cui la truppa meglio ha legato, a salvaguardare lo spirito, a ricostruire un senso di riscatto che sarà fondamentale nella difesa a oltranza del suolo patrio e, infine, nella vittoria.

La sostituzione di Cadorna, che avviene mentre il reparto si trova a Montecchio Emilia per ricostruire i ranghi, non viene presa bene dai giovani ufficiali dei lanciafiamme, ma ricostruisce spirito e morale dei soldati. Paolo e i suoi vengono mandati sugli altipiani, nel momento del massimo sforzo nemico per piegare un paese sull’orlo del baratro. Gli italiani resistono, ma Paolo perde il fratello, Cino, sottotenente degli alpini, ucciso durante un’azione sul Sasso Rosso. La perdita dell’amato fratello segna il passo nel diario di guerra del tenente Caccia Dominioni, che per avvicendamento si troverà in Libia, per rientrare poi in Italia a guerra finita.

La sorte vorrà che Paolo Caccia Dominioni sia protagonista anche del secondo conflitto mondiale. La sua firma, incisa nella pietra ad El Alamein, dove firmò progetto e realizzazione del grande sacrario, ha reso immortale l’opera di quest’uomo, di un soldato che ha amato la patria ma ha saputo trovare i lati terrificanti della guerra. Un uomo che ha capito il valore della memoria e ci ha regalato pagine irripetibili e fondamentali per confrontarsi con i drammatici conflitti del novecento.

Leonardo Raito - domani-ero.com.unita.it

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