cimitero di BielanyIl fante Antonio Beschi morì al fronte nel marzo del 1918. Per anni lo avevano cercato in Germania Dopo lunghe ricerche un pensionato di Castiglione individua le spoglie in un cimitero della Polonia

CASTIGLIONE. Quella di Giovanni Chiarini, castiglionese, è una storia che parte da lontano. Lo zio Antonio Beschi, giovanissimo, fratello della nonna materna, fu mandato in guerra e, come tanti, era convinto che sarebbe finita presto, in pochi mesi. In realtà, quella “guerra lampo”, si trasformò nella Grande Guerra, un carneficina che vide molti giovanissimi non fare più ritorno.

L’immensa tragedia è ancora più grande se si pensa alla consapevolezza, pressoché assente, di quanto accadeva e, di conseguenza, le scarse comunicazioni e informazioni su chi partiva e, come spesso accadeva, non tornava più.

«Mia nonna materna - racconta Giovanni - aveva un desiderio, e cioè ritrovare il fratello disperso in guerra. Dalle ricerche fatte all’epoca, si sapeva che Antonio, nato il 27 marzo 1897, era morto il 23 marzo 1918, e le spoglie si trovavano nell’allora Germania dell’Est. Ho ripreso in mano le carte, e abbiamo identificato, con una ricerca più accurata, la città di Lemberg, come zona di sepoltura».

Giovanni lavorava alla Wella, chiese ai colleghi tedeschi informazioni, ma la Germania dell’Est era terra chiusa, impossibile saperne di più. Nel 2012, a pensione ormai raggiunta, il desiderio di Giovanni è di riprendere in mano quelle carte, anche perché, nel frattempo, archivi militari e internet forniscono uno strumento nuovo per le ricerche. «Grazie a mia figlia Elena ci siamo mossi in rete, negli archivi del Ministero, e anche nelle ricerche di uno storico veronese, Roberto Zamboni, che ha già identificato circa 16mila dispersi italiani. Elena si muove fra archivi digitali e mail e arriviamo, grazie al sito del Commissariato generale per le onoranze funebri, a scoprire che lo zio è dato per sepolto a Bielany, in Polonia, alle porte di Varsavia, nel cimitero militare».

Il cimitero di Bielany sorge su terreno acquistato dall’Italia, vi trovano riposo 2.500 soldati italiani della Prima e Seconda Guerra. Ma qui la prima coincidenza. «Mia suocera sa che suo nonno paterno è sepolto nello stesso cimitero e nel 1993 aveva chiamato la custode per avere notizie della tomba. Recuperiamo il numero, chiamiamo, ci rispondono e si appuntano il nome, Beschi Antonio. Era poco dopo il Natale 2012». Dopo qualche giorno Giovanni richiama: «Suo zio è qui, II° settore, VI° fila, IX° tomba, abbiamo spalato la neve e lo abbiamo trovato, qui da noi c’è molta neve in questi giorni». L’altro parente è poco lontano, Pasotti Luigi, III° settore, I° fila, VII° tomba, e qui un’altra coincidenza perché la morte è del 18 marzo 1918, dopo cinque giorni da quella di Antonio. «Siamo partiti il 13 di agosto di quest’anno, e il 14 agosto, davanti alla tomba di Antonio io e mia moglie Ines abbiamo potuto dire ‘ti abbiamo trovato zio’».

L’ultima coincidenza di questa storia è legata a compaesani. «Prima di partire consulto le liste di Zamboni, vi trovo un Beschi Giobata, morto nel 1944, di Castiglione. Sepolto a Bielany anche lui. Mi attivo e con grande discrezione ritrovo la famiglia, che vive qui a Castiglione, e comunico loro la mia scoperta».

Luca Cremonesi - gazzettadimantova.gelocal.it

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