E’ partita da un pezzo di carta, un semplice attestato, e da una medaglia al valore. Una ricerca a ritroso nel tempo partita in sordina e che, tassello dopo tassello, ha portato la fondana Tina Rotunno a scovare le ultime tracce di un proprio caro scomparso nel corso della Grande guerra, Giuseppe Di Manno. Un padre, come raccontatole dal nonno Michele, di cui si era persa ogni traccia da decenni. Da qualche settimana, ha scoperto che venne deportato in Austria: trovò la morte nei pressi di Vienna, nel campo di prigionia di Sigmundsherberg.

Il suo, è infatti tra i nomi dei 2.600 soldati italiani deceduti presenti su di una stele in bronzo all’interno del lager. Ci sono voluti mesi di contatti, mail ed incontri, per venire a capo degli ultimi momenti di Di Manno. Il tutto è stato reso possibile, oltre che dalla tenacia della parente del militare, anche dal lavoro del Ministero della Difesa, dell’associazione dei dispersi di guerra, del responsabile italiano dell’associazione “Croce nera d’Austria” Diego D’Agostino, del presidente della Croce nera per la Bassa Austria Otto Jaus e del sindaco di Sigmundsherberg Franz God.

La scorsa settimana, una solenne commemorazione dei caduti italiani in terra austriaca. A novembre, invece, la visita della pronipote di Di Manno nella cittadina della deportazione: sulla stele ha lasciato un rosario, avvolto in un tricolore.

Mirko Macaro
per h24notizie.com

Il presente sito fa uso di cookie anche di terze parti. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie.