C'è una grande umanità in "Una storia" e anche nel suo autore: alla presentazione del graphic novel, Gipi parla davanti a decine di persone della sua sterilità e lo fa senza troppi peli sulla lingua. "Natura, perché mi odi? Perché Goebbels, Pacciani avevano un figlio e io no? Sono peggio di me?" si chiede con un sorriso un po' amaro. "Ne parlo perché anche altri ne soffrono, forse parlarne fa bene". E forse nasce così questo fumetto, da un  grande dolore e da un albero senza foglie, quello disegnato in copertina, che un giorno, inaspettato, è uscito dalla matita di Gianni Pacinotti, in arte Gipi.

La guerra e la crisi di mezza età
La storia corre su due binari. Uno è quello di Silvano Landi, scrittore mollato dalla moglie che a circa cinquant'anni finisce in un ospedale psichiatrico: non capisce più niente e continua a disegnare due cose, un albero spoglio e una stazione di servizio. L'altra storia è invece quella del bisnonno di Silvano, Mauro, un soldato nella prima guerra mondiale che cerca di far di tutto pur di tornare a casa dalla moglie e dal figlio.

In mezzo, i disegni ad acquarello di Gipi, una natura quasi violenta e le lacrime che ogni tanto rigano il viso di ciascuno di noi. Quella di "Una storia" è una vicenda a tratti triste, c'è la paura di invecchiare, ma c'è anche la voglia di rialzarsi ogni volta.

Candidato al premio Strega
Mentre il libro pubblicato dalla Coconino è stato proposto al Premio Strega - e non è detto che non venga ammesso, visto che il regolamento prevede "narrativa in prosa di autore italiano" e il fumetto non è escluso - Gipi conserva sempre una grande umiltà. "Il premio Strega? Ci saranno grasse risate", dice lui. Poi racconta: "La storia mi è venuta in mente così. Come la grazia che ti arriva negli occhi, senza preavviso. Io giocavo a World of Warcraft, il videogame. Un giorno, invece di sedermi al computer sono andato di nuovo al tavolo da disegno. Ho lavorato di istinto, di sicuro la parte delle armi è piena di errori. E nella mia storia, questo c'è: uno che vuole vivere a tutti i costi".

Il consiglio per i giovani
Su altri progetti, magari su un libro di graphic journalism, Gipi ha le idee chiare: "Ora la mia vocazione è fare speleologia di me stesso". E ai giovani che vogliono fare il suo lavoro da un consiglio: "Quando ho iniziato io, facevo anche altri lavori, il lavapiatti per esempio. Cercavo di stare a galla. Anche se la società dei consumi ci dice altro, si può campare con nulla. E io vivevo con niente. Disegnando".

Emma Farnè
per rainews.it

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