assassinio avvenuto a SarajevoLa BBC ha raccolto i pareri diversissimi di alcuni storici e alcuni puntano addirittura il dito sulla Serbia e sul suo nazionalismo.

Come recita la maggior parte dei libri di storia, l'assassinio avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914, dove per mano di Gravilo Princip, giovane nazionalista serbo, trovò la morte l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria, fu solo la goccia che fece traboccare il vaso e che sancì l'inizio del più grande conflitto mondiale di tutti i tempi.

Ora, quando mancano pochi mesi al centenario della Prima Guerra Mondiale, sono ancora in molti a voler cercare un vero colpevole. E così come molti sono quelli che si dividono nell'attribuire grandi responsabilità alla Serbia e alla Germania.

Per esempio secondo lo storico militare Max Hastings[b/] nessuno Stato merita più colpe della Germania. A suo dire se i tedeschi non avessero concesso il loro appoggio e pieno sostegno all'Austria nei suoi piani di invasione della Serbia, le cose sarebbero andate diversamente. Egli non è, inoltre, convinto che la Serbia meritasse una punizione per mano austriaca e non crede poi che la Russia aspirasse ad una guerra europea, anche perché aveva bisogno ancora di un paio d'anni per completare il suo piano di riarmo. Hastings ritiene, invece, la questione dell'ingresso in guerra della Gran Bretagna, totalmente separata da tutto il resto.

Per Richard J. Evans, professore di storia all'Università di Cambridge, invece, è proprio la Serbia ad avere le responsabilità maggiori dello scoppio del conflitto. Il suo nazionalismo e le mire espansionistiche, fortemente sostenute dall'organizzazione terroristica nota con il nome di 'Mano Nera', sono state delle cause determinanti.

L'impero austro-ungarico, secondo Evans, ha meno responsabilità per aver reagito all'assassinio di Francesco Ferdinando. Per quanto riguarda gli altri Paesi coinvolti poi, lo storico inglese non fa sconti a nessuno: la Francia è infatti rea di aver istigato l'aggressività della Russia contro l'Austria, la Germania di aver fatto lo stesso, fomentando l'intransigenza austriaca. La Gran Bretagna non è poi stata in grado, forse per timore nei confronti delle ambizioni europee e globali della Germania, di mediare come aveva già fatto nella precedente crisi dei Balcani. Una paura, però a detta dello storico, poco razionale, dal momento che la Gran Bretagna aveva chiaramente vinto la corsa agli armamenti.

Si ricorda poi che proprio i Balcani diventavano, nel primo quindicennio del Novecento, un'area di crescente conflittualità tra le potenze e tra queste le aspirazioni nazionalistiche delle popolazioni locali, a loro volta in conflitto tra loro. Era in gioco il controllo degli spazi e di risorse, di influenze e di affari, nella crisi sempre più grave dell'impero ottomano, da cui si formavano nuovi stati nazionali come la Serbia, la Bulgaria, la Romania, la stessa Turchia rinnovata dalla rivoluzione dei 'giovani turchi' nel 1908. La grande guerra non scoppio così sugli esotici confini tra gli imperi coloniali, ma a Sarajevo, in una periferia della vecchia Europa, dove le spine espansionistiche di tutte le potenze europee si sovrapponevano alle micce innescate dai nuovi nazionalismi. Erano i popoli che volevano emanciparsi non solo dall'impero ottomano, ma anche dall'impero asburgico, magari con l'aiuto 'panslavista' (basato cioè sulla solidarietà slava) dell'impero russo.

Tornando alla raccolta di pareri storici della BBC, si incontra poi quello di Heather Jones, professore di storia alla 'London School of Economics', che ritiene come le mosse poco caute di Austria, Germania e Russia abbiano portato all'accendersi del conflitto. L'assassinio a Sarajevo fu solo la scusa per l'Austria per distruggere e conquistare la Serbia, già stremata dalle guerre balcaniche del 1912-13, in cui aveva svolto un ruolo importante. Ovvia conseguenza alla minaccia nei confronti della Serbia fu l'intervento della Russia che ancor prima che le trattative di dialogo fossero finite aveva già schierato il suo esercito. Cosa che spaventò la Germania che dichiaro guerra alla Russia stessa. Un effetto domino a catena ha poi coinvolto Francia e Gran Bretagna.

Per Gerard Hirschfeld, docente di storia moderna e contemporanea all'Università di Stoccarda si è trattato di errori di valutazione e della irrefrenabile ambizione di alcuni Stati. La Germania sentiva il bisogno di espandersi e di aumentare il suo prestigio politico nel mondo. La Gran Bretagna dal canto suo avrebbe potuto fare di più per evitare la guerra, ma alcuni errori e il timore di perdere prestigio la spinsero ad intervenire.

"È nella natura umana - dice lo storico Sean McMeekin, della Koc University di Istanbul - cercare risposte semplici per identificare il colpevole della guerra".

Così a suo dire l'idea di Berlino e Vienna di localizzare il conflitto nei Balcani, fallì miseramente, dal momento che la Russia si sentiva profondamente toccata nell'orgoglio. Le altre potenze europee non furono in grado di resistere alla tentazione di mettersi in gioco. Un gioco però che non solo durò più del previsto, ma che cambiò il volto all'Europa tutta.

Secondo McMeekin, quindi la guerra è stata la risultante delle mire delle sei potenze inizialmente belligeranti: Germania, Austria, Serbia, Russia, Gran Bretagna e Francia.

Tra i vari punti di vista presi in considerazione c'è poi quello di Gary Sheffield, professore di studi sulla guerra all'Università di Wolverhampton.

"La guerra è stata iniziata dai leader tedeschi e dell'impero austro-ungarico, Vienna ha colto l'opportunità presentata dall'assassinio dell'arciduca per tentare di annientare il suo più acerrimo rivale nei Balcani, la Serbia appunto. Ciò è però stato fatto con la consapevolezza che la Russia non sarebbe rimasta a guardare e che quindi si sarebbe presto arrivati ad una guerra totale europea".

D'accordo con il parere di Sheffield ci sono poi gli storici Catriona Pennel, dell'Università di Exeter e David Stevenson, professore di storia internazionale alla 'London School of Economics'. Anche per loro le leadership di Austria e Germania hanno spinto sul pedale dell'acceleratore per lo scoppio della guerra.

Anche dopo questa ennesima analisi è però difficile attribuire l'intera colpa di un conflitto mondiale ad un singolo Stato. Quel che è certo è che in molti pensavano che la guerra sarebbe durata meno di quello che fu e che le controversie di partenza si potessero risolvere brevemente. Tutti sanno poi come è andata e la ricerca di un colpevole risulta insignificante. (Luigi Maria Rossiello)

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